Scavi archeologici

Accordo di collaborazione tra Università di Messina-DICAM e la Fondazione Opera della Badia di Settimo ONLUS (Responsabile scientifico prof.ssa Marie-Ange Causarano).

L’ex monastero cistercense di San Salvatore a Settimo a Scandicci (FI) si presenta ancora oggi come un grande complesso fortificato, situato nell’ampia pianura ai piedi delle colline a sud di Firenze, tra il corso dell’Arno e i torrenti Vingone e Greve. L’edificio, sorto su un più antico monastero altomedievale fondato nel X secolo dai Conti Cadolingi di Fucecchio, assunse l’odierna articolazione tra XIII e XIV secolo, a seguito dell’insediamento, nel 1236, dei monaci cistercensi che lo rimodellarono secondo le esigenze del loro ordine religioso ed introdussero l’uso prevalente del laterizio. La presenza al suo interno di beni e merci di valore dovette, fin da subito, portare a progettarlo come un ambiente chiuso e architettonicamente munito, difendibile da eventuali attacchi. In occasione dei recenti lavori di restauro, ancora in corso, sono state avviate indagini multidisciplinari sull’intero complesso. Le indagini di scavo archeologico sono affiancate dallo studio stratigrafico degli elevati che ha come obiettivi:

la lettura stratigrafica delle strutture murarie dell’originario complesso monastico cistercense;

lo studio diacronico delle architetture finalizzato all’individuazione delle fasi evolutive;

l’analisi delle tecniche murarie e dei materiali costruttivi inseriti nel contesto territoriale di pertinenza.

Ad oggi le ricerche hanno permesso di individuare interessanti risultati nella Sala del Capitolo, nella c.d. Tinaia e nel c.d. giardino del Melarancio.

Accordo di collaborazione tra Università di Messina-DICAM e l’Università di Roma “La Sapienza” - Dip. di Scienze dell’Antichità (Responsabile scientifico per il DiCAM prof.ssa Marie-Ange Causarano, Responsabile scientifico per Roma "La Sapienza" prof.ssa Giorgia Annoscia.

La città di Cencelle fu fondata da papa Leone IV nell’anno 854, per offrire rifugio e ospitalità agli abitanti di Centumcellae (Civitavecchia), la cui sicurezza era minacciata dalle incursioni saracene. La nuova città, fu dotata di una cinta muraria, dotata di due sole porte e priva di torri; all’esterno della porta orientale è stata rinvenuta l’epigrafe che la sormontava, posta al momento della fondazione dal pontefice. La città doveva essere organizzata internamente con l’impianto della rete viaria, la costruzione di abitazioni, infrastrutture, l’imponente circuito murario, ricostruito in gran parte in età bassomedievele, e degli edifici pubblici. Tra questi vi erano due chiese, quella di S. Pietro, che assunse la dignità episcopale, e quella dedicata a S. Leone Magno. Nel basso medioevo la civitas Centumcellensis (o Castrum Centumcellensis) divenne libero Comune restando però di pertinenza del patrimonio della Chiesa. 

Proprio l’ottimo stato di conservazione del circuito murario, con le sue diverse fasi costruttive, è oggetto dell’accordo di collaborazione, che mira a: 

- lettura stratigrafia delle strutture murarie;

- studio diacronico delle architetture di marca civile e religiosa finalizzato all’individuazione delle fasi evolutive;

- analisi delle tecniche murarie e dei materiali costruttivi inseriti nel contesto territoriale di pertinenza;

- ricostruzione tridimensionale del circuito murario d’epoca bassomedievale.

 

 

Convenzione (in corso di approvazione) per la conduzione di ricerche e studi tra l’Università di Messina-DICAM e il Parco Archeologico di Taormina e Naxos (Responsabile scientifico per il DiCAM prof.ssa Marie-Ange Causarano e per il Parco architetto Daniela Sparacino e dott.ssa Maria Grazia Vanaria, funzionario archeologa).

La Chiesa SS. Pietro e Paolo d’Agrò, con il monastero annesso, è un monumento fortificato a controllo della valle d’Agrò, in ottimo stato di conservazione; costruito all’inizio del XII secolo, fu ristrutturata e rinnovata nel 1172, come recita l’iscrizione inserita nell’architrave del portale di accesso. Il monumento, caratterizzato dalla policromia della pietra lavica, basalto, pietra pomice nera, pietra calcarea e cotto, utilizzati in vario modo così da creare contrasti cromatici, costituisce il momento di massima realizzazione architettonica di quelle chiese definite dalla storia degli studi dome “basiliane” (tra la quali si segnalano le chiese di S. Maria di Milli e dei SS. Pietro e Paolo di Itala). La convenzione di studio ha come obiettivi lo svolgimento di ricerche archeologiche sistematiche, che prevedono: ricerche bibliografiche, storiche e d’archivio; l’eventuale esecuzione di prospezioni geofisiche e di saggi di scavo di verifica nelle aree indiziate; realizzazione di indagini archeologiche di lettura stratigrafica degli elevati e studio delle tecniche costruttive; analisi chimico-fisiche dei materiali costruttivi; realizzazione di documentazione grafica e fotografica; catalogazione, documentazione, studio e organizzazione, anche con strumenti informatici e metodi digitali e innovativi dei materiali derivanti dalle indagini o eventualmente individuati negli archivi del Parco di pertinenza del sito; studio, pubblicazione dei risultati delle ricerche e delle indagini archeologiche; attività didattiche connesse alle ricerche; supporto al Parco per l’eventuale studio delle strategie di coinvolgimento del pubblico e del territorio e delle strategie di comunicazione e potenziamento dell'accesso al patrimonio archeologico.

Documento
Documento

Ricerca della prof.ssa Marie - Ange Causarano.

Le indagini di studio degli elevati dei ruderi tutt’ora conservati del castello di Galati Mamertino, databili tra XII e XIII secolo, si inseriscono in un più ampio progetto di ricerca sul sistema di incastellamento che, tra XI-XII e XIII secolo, vide la nascita e/o la ricostruzione di numerosi siti fortificati nella cuspide nord-orientale della Sicilia. La sommità del colle su cui sorge l’insediamento di Galati M. è ancora oggi occupata, per buona parte della sua estensione, dai resti dell’antico circuito murario, della chiesa (di cui si conserva l’abside) e di alcuni ambienti interni alle mura.

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castelluccio

Il DICAM dell’Università di Messina è impegnato dal 2018 in attività di ricerca nel comprensorio della valle del Lao-Mercure, tra Calabria settentrionale e Basilicata meridionale. Nell’ambito delle attività dell’ArcheoLao Project – sotto la direzione scientifica del Prof. F. Mollo, in regime di concessione dal MiBAC ed in convenzione con il Parco Nazionale del Pollino e con i Comuni interessati –, sono in corso indagini non invasive nei territori dei Comuni di Castelluccio Inferiore (PZ) e Laino Castello (CS), i quali presentano le tracce di una fitta ed articolata frequentazione. Attraverso l’applicazione delle metodologie tipiche dell’Archeologia dei Paesaggi e con l’ausilio delle geotecnologie applicate alla ricerca archeologica, l’equipe del DICAM sta restituendo un quadro organico del comprensorio territoriale in oggetto, interessato da insediamenti e necropoli enotri e lucani – il cui fulcro è il grande centro sul plateau di S. Gada – ai quali fanno seguito la presenza romana, attestata da ville, fattorie e tracce di viabilità, e poi longobarda, bizantina e normanna. 

 

 

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sofiana

Il sito archeologico di contrada Sofiana (Mazzarino, CL), posto nell’alta valle del torrente Porcheria-Nociara, a pochi chilometri dalla Villa del Casale di Piazza Armerina, fu scoperto e scavato tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso da Dinu Adamesteanu. Dopo un ventennio di stasi, una nuova stagione fruttuosa di ricerche archeologiche a Sofiana fu avviata tra gli anni ’80 e ’90 sotto la direzione del Prof. Gioacchino Francesco La Torre. La nuova stagione delle ricerche, ancora in corso, è stata avviata nel 2009 nell’ambito del progetto internazionale denominato Philosophiana Project.

Le ricerche archeologiche, condotte dalle Università di Trento e di Messina in convenzione con il Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale, sotto la direzione scientifica del Prof. Emanuele Vaccaro (UNITN) e del compianto Prof. La Torre (UNIME), stanno fornendo importanti informazioni per la ricostruzione delle dinamiche insediative del sito e del suo hinterland. I risultati delle indagini offrono un ampio palinsesto della storia di questo significativo centro della Sicilia interna, dalla tarda età ellenistica fino ad età federiciana, le cui dinamiche nella diacronia risultano di fondamentale importanza per la conoscenza e/o la rilettura delle principali problematiche che hanno interessato la Sicilia centro-meridionale nella longue durèe

Per perseguire tali risultati è stato elaborato un protocollo metodologico multidisciplinare che ha previsto ricognizioni territoriali intra-site supportate da tecnologia GPS, Survey geofisico, Test pits per verificare le anomalie; ricognizioni sistematiche ed intensive extra-site; prospezioni geofisiche; analisi su base GIS dei materiali di superficie; scavi in estensione.